La parità secondo i bambini, l’amore secondo tutti

La parità, vi racconto, in uno zainetto fuori da scuola. E poi vi racconto l’amore, in macchina fuori da un bar.

 

Davanti alla scuola elementare il cancello sul cortile è ancora chiuso, mancano due minuti alla campanella e all’uscita dei bambini. Sonia è arrivata con Matteo, 4 anni, ad aspettare sua figlia Marta che frequenta la terza elementare.

Lo squillo forte e prolungato, il portone che si spalanca, la custode con il passo lento.

Quando i bambini escono da scuola il sorriso dei loro occhi è qualcosa che rassicura: ancora noi.

Sonia allarga i lacci dello zaino e lo abbassa. Mattia può infilare una manina e tirare fuori un bambolotto con il cappellino in testa. E’ il suo. Ora il bimbo infila dentro l’altra mano e tira fuori una bambola con i capelli di ciniglia e un camicino a quadri. La porge a sua sorella.

Sonia si mette in mezzo e prende i figli per mano, s’incamminano sul marciapiede finché svoltano e spariscono dietro l’angolo.

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Sono al bar in attesa di un cappuccino. E’ entrato un signore anziano, sulla settantacinquina. Pantaloni scuri e camicia bianca, i capelli pettinati all’indietro, le spalle un po’ curve. Ha chiesto un budino di riso.

Il barista ha guardato tra le paste: “Non c’è, credo che sia ancora in forno”.

Il signore ha storto la bocca, è sembrato dispiaciuto.

“Mi dia qualcosa con il riso” ha detto.

“Ci sono le sfoglie, queste qui” ha indicato il giovane di là dal banco.

L’anziano ha puntato il dito sulle paste spolverate di zucchero al velo: “Mi dia quella più gonfia, quella lì, grande” ha specificato. Poi ha chiesto anche un cappuccino: “Lo devo portare via”.

Il barista ha preso una tazza di plastica, ha messo dentro il caffè e il latte con la schiuma. Poi ha preparato una bustina di zucchero, una palettina di plastica e un tovagliolino di carta con il pezzo dolce.

“Stamani è da solo? Sua moglie non c’è?”.

“Certo che c’è”. Ha preso tutto ed è uscito senza pagare.

E’ ritornato dopo mezzo minuto, con le mani vuote.

“Vorrei un’altra sfoglia e un cappuccino” ha chiesto.

“Da portare via?” ha fatto l’altro dietro alla vetrina dei dolci.

“Come prima, uguale”.

L’anziano ha aspettato di nuovo, poi si è riempito le mani e prima di andare ha detto al barista: “E’ la prima volta che mia moglie non può scendere a fare colazione con me. Torno dopo a pagare”.

Quando sono uscita, davanti alla mia auto era parcheggiata una Panda bianca e dentro c’era una coppia di anziani che stava facendo colazione. Lui al posto di guida, con lo sportello aperto. Seduta accanto una signora con i capelli corti color paglia, il viso scavato e gli occhi piccoli. Stava mangiando una sfoglia avvolta in una salvietta. Sul piano del cruscotto della Panda erano sistemate due tazze di plastica.

Lui con la mano ha scosso qualcosa dalla maglia della signora, sul petto. Dev’essere stato per mandar via lo zucchero al velo della pasta che quando l’addenti svolazza dappertutto.

Li ho guardati mentre andavo via e devo aver sorriso.

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