Di famiglie, ripartenza economica e niente scuola

Care famiglie con figli studenti, care mamme e cari babbi,

che si fa? La scuola a maggio non riapre, manca la decisione del governo ma le parole della ministra per ora dicono questo: scuola a settembre.

Davvero? Proprio la scuola?

Ci spiegano che è per non vanificare gli sforzi fatti contro il virus Covid19, che si tratterebbe di poche settimane ancora di lezioni e che nel frattempo si sostengono studenti e docenti nella didattica a distanza.

Okay, ho capito.

E le mamme? E le mamme che lavorano sia a casa che fuori? E i padri? E le famiglie?

Ho domande che stanno ballando un rock acrobatico in testa.

Faccio due riflessioni.

La prima.

Pensiero, sapere, crescita, relazioni, spirito critico, insegnamento e apprendimento, scambio:

sono le parole da cui la scuola trae senso e valore per restituirlo – accresciuto – ai suoi alunni e studenti, sono i concetti che sorreggono i nostri figli durante il percorso formativo. E’ possibile privarsene? La scuola a distanza è un gancio per l’emergenza, non può essere altro, almeno nell’organizzazione del nostro paese.

La seconda riflessione è tutta sul pratico.

Mamme e babbi, ma soprattutto mamme: e ora? Se avete figli che vanno a scuola, dall’asilo alle superiori, sapete come stanno andando le cose in casa da un mese e mezzo a questa parte, vero?

La famiglia e il lavoro, il nostro disequilibrio perenne, ora diventano una nuova inquietante trinità:

famiglia, lavoro e scuola.

Forza, tutte alla ricerca di un nuovo equilibrio visto che l’altro, quello fra due sponde, non l’abbiamo mai veramente trovato. E anche chi lo ha acchiappato, è in lotta perenne per mantenerlo.

Ora proviamo a dare un’occhiata più larga e a mettere le scuole chiuse in un contesto più ampio. Siamo ancora in lockdown, dappertutto c’è un virus insidioso, tutti siamo chiamati a grandi sacrifici, da un paio di mesi un’onda di sofferenze e pericoli ci ha travolti.

Comunque si prova a guardare avanti, a buttare gli occhi e la testa oltre l’ostacolo.

Siamo sicuri che i provvedimenti per far ripartire l’economia possano prescindere dalla scuola? O meglio, siamo sicuri di aver incluso anche la scuola (e le famiglie) negli interventi concreti pubblici programmati per la ripartenza?

Altrimenti si rischia di costruire con una mano e di abbattere con l’altra.

Non si rimette in piedi un paese senza la scuola e senza strumenti indispensabili alle famiglie che con l’istruzione dei figli fanno i conti almeno nove mesi l’anno.

Non basta aprire gli edifici e far suonare le campanelle per dire che si sono destinate risorse al settore da cui dipende la crescita delle nostre teste, di bambini e ragazzi che saranno giovani donne e uomini fra poco.

Le famiglie che hanno figli in età di scuola hanno bisogno di supporti veri e concreti per poter dare appieno il proprio contributo di cittadine e cittadini impegnati, rispettosi e laboriosi. Vale sempre, ma in un periodo così complicato è ancora più necessario. E la scuola nel suo complesso ha pure necessità di buttare giù risorse fresche per riprendersi e migliorarsi.

Non sto a dire che le scuole vadano riaperte fra tot giorni,

ci sono esperti di virus e malattie e contagi che badano alla nostra salute e stabiliscono cosa si può e cosa non si può fare.

Tuttavia un invito a riflettere mi sento di farlo

perché ciascuno possa riportare il proprio meglio negli ambiti in cui si muove, sia professionali che familiari.

Ho il timore che in certi momenti le famiglie abbiano davanti non tanto le foto del mulino bianco bensì immagini di cave a estrazione perpetua.

Avanti e speriamo che vada davvero tutto bene.

Vi abbraccio a distanza di sicurezza!

Proviamo a stare bene e a non farci mancare i sorrisi. A proposito, come si ride in lockdown? Dobbiamo parlarne… 😉 E un’ultima cosa. Ho scritto più su che si prova a guardare avanti, a buttare gli occhi e la testa oltre l’ostacolo. Non ho rammentato il cuore e non è stata una dimenticanza. Il cuore non buttiamolo da nessuna parte e teniamolo stretto stretto per poterlo sentire sempre che batte, vibra, ansima, ama. Fa il suo, fa il cuore!

 

 

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